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Materiali inquinanti estratti dalle acque del mare esposti come opere d’arte. Quella di Fulvio Grosso, pescatore di San Nicola Arcella, è una mostra davvero particolare e sta già destando rumors e curiosità. La si potrà visitare tutte le sere da sabato 20 luglio, dalle 22.30 a mezzanotte, fino al prossimo 5 settembre, nel piccolo locale di corso Lomonaco che attraversa il centro del paese. L’autore l’ha chiamata provocatoriamente “Souvenir“, perché chiunque può portare a casa un oggetto tra quelli esposti e avere un “ricordo” dei comportamenti scellerati dell’uomo.
Una vita spesa per la tutela del mare
Fulvio Grosso, «noto anche per la sua poliedricità artistica (musicista e poeta, come lo era stato il padre, Nicola), è un armatore di pescherecci e di battelli turistici, da sempre attento alla qualità del mare e da un paio d’anni ha iniziato a convertire le sue barche alla motorizzazione elettrica per ridurre l’inquinamento dagli idrocarburi». Da anni si batte per chiedere gli incentivi per quei pescatori che riducono i materiali inquinanti a mare, ma senza successo. Anzi, al contrario, spesso chi fa la pesca a strascico viene incolpato di danneggiare la posidonia e viene attaccato dagli ambientalisti. Così, stanco di tante battaglie andate a vuoto, ma soprattutto di vedere il suo amato mare diventare una discarica, Fulvio ha deciso di fare qualcosa di eclatante.
Per una volta, anziché smaltirlo, ha preso tutto il materiale rimasto impigliato nelle reti durante una battuta di pesca e lo ha “scaricato” nel piccolo locale del centro di San Nicola Arcella che oggi ospita la mostra. All’ingresso c’è un cumulo di macerie sul pavimento che risulta, allo spettatore, come un pugno nell’occhio: ci sono bottiglie, scarpe, piatti, pezzi di ferro arrugginiti, indumenti, barattoli e tante altre cose che, ormai logorati dal tempo e dall’acqua, non hanno più un’identità; ai muri sono appesi, come quadri, materassini, boccagli, vecchi scarponi, tubi e tutto ciò che può essere trasportato in spiaggia e che, per mano degli scellerati, finisce in mare, messo lì, alle pareti bianche, a dimostrare come l’uomo, a differenza degli animali, riesca ad autodistruggersi senza nemmeno rendersene conto. «Vi posso giurare che non c’è un solo ceto sociale che non abbia colpe».
La proposta mai accettata
Benché sia profondamente legato alla sua San Nicola Arcella, dove tra le altre cose gestisce un rinomato ristorante, è sempre andato in giro per il mondo a difendere il mare e la categoria dei pescatori. «Sono stato a Bruxelles, a Montecitorio, allo Slow Fish a Genova – dice ai nostri microfoni -. Avevo proposto di dare un incentivo sul gasolio a tutti i pescatori per i quintali di robaccia che portano a terra. Tutti dicevano che la mia era una proposta interessante», ma poi nessuno è mai riuscito a trasformare quelle idee in leggi e riforme. Nonostante tutto, Fulvio non arretra di un millimetro e continua a combattere per la sua terra.