Nella giornata mondiale della salute mentale si sono celebrate moltissime iniziative, tanti convegni con luminari di fama, esperti e politici. Ma c’è stato invece anche chi ha scelto di viverla con semplicità, aprendo le porte della sua comunità all’esterno, per far partecipare chiunque lo desiderasse alle attività del centro.

Siamo a Vadue, a due passi dal centro di Cosenza, alla fattoria sociale e didattica gestita dalla cooperativa sociale “Arca di Noè”. In tutto 60 volontari che si prendono cura di 30 persone, ognuno con una storia e una abilità diversa. Sono ormai trent’anni che questi volontari portano avanti questa esperienza e senza mai aver ricevuto un solo euro di contributo pubblico. Al contrario dalle istituzioni hanno avuto, paradossalmente, solo ostacoli, soprattutto di tipo burocratico.

La loro storia, dicevamo, inizia da lontano, esattamente dal 1994 quando un primo gruppo di volontari operava nel centro storico di Cosenza per cercare di limitare la dispersione scolastica dei ragazzi. «Sono stati loro ad averci messo in testa questa cosa dell’agricoltura – dice Alessandro Scazziota – Non potevamo certo tenerli in un’aula e così siamo andati in riva al fiume. Lì abbiamo capito che il contatto con la natura non solo mette a tutti serenità, ma permette a tutti di dare il proprio contributo, piccolo o grande che sia». Dopo alcuni anni è arrivata la decisione di utilizzare l’agricoltura come strumento di cura. Erano gli anni ‘90, gli anni del boom delle tv commerciali che imponevano l’american way of life anche sul cibo. All’epoca nessuno parlava di biologico o km zero. Eppure questi volontari hanno deciso che era questa la strada. All’Arca di Noè «facciamo tutto con le mani», come dice una volontaria che si occupa dei corsi di ceramica. Così a farla da padrone c’è l’agricoltura con le serre e gli orti realizzati appositamente su rialzi per permettere anche a chi non può inginocchiarsi di coltivare, ma ci sono anche i laboratori di ceramica, di teatro, di musica. I visitatori, infatti, sono stati accolti dalla piccola orchestra della cooperativa, guidata dal maestro Gaetano Prete, sulle note di “Arca di Noè” del cantautore romano Francesco Mannarino. C’è anche la fattoria didattica, meta di tantissimi bambini, con le mucche, i cavalli, le galline, i conigli e soprattutto la star della fattoria, il pony Stellina, che pazientemente porta in giro sul suo dorso i piccoli ospiti.

La cooperativa, come detto, si autofinanzia con la vendita dei prodotti agricoli e si sostiene con le donazioni volontarie.  Da qualche anno i prodotti vengono anche venduti domicilio. «Siamo partiti con questo servizio – spiega Alessandro – per venire incontro alle esigenze dei nostri volontari più anziani, che non se la sentivano più ad uscire di casa. Col tempo, però, abbiamo visto che il servizio era molto apprezzato da tanti clienti, ma anche dai nostri ragazzi che nel consegnare le verdure non solo interagivano con persone esterne alla struttura, ma soprattutto si sentono gratificati dall’avere un ruolo, un lavoro». Gli ospiti sono in tutto trenta. Ognuno ha la sua storia, alcune anche estreme. Come quella di Antonio (il nome è di fantasia), nato muto e sordo che da piccolo è stato rinchiuso in una struttura psichiatrica dove nessuno gli ha insegnato la lingua dei segni. Da quando i suoi genitori sono morti vive nella cooperativa dove ha trovato la sua dimensione.

In fondo se è vero che per la malattia mentale non c’è cura, allora forse conviene ribaltare la visione e domandarsi cosa sia la salute mentale. «Ognuno a modo suo cerca la gioia e la serenità – dice Alessandro – alcuni di noi hanno più difficoltà di altri in questo percorso…  allora il tenerci vicini, essere attenti gli uni agli altri, cercare insieme percorsi che possano in qualche modo incoraggiarci e riprendere il cammino verso la serenità e la gioia con semplicità. Questa è la nostra ricetta». Un’alchimia che funziona. Basta varcare il cancello della fattoria per sentire «una sensazione emotiva forte – come dice Benny Gualtieri, volontario di 22 anni – che all’inizio non riesci a capire bene. Ma quando incontri tanti ragazzi che ce la mettono tutta per fare cose che noi diamo per scontato…  notare questo ti dà tantissimo e di conseguenza riesci anche tu a dare tanto».

Alla giornata di ieri hanno preso parte gli operatori del Serd dell’Asp di Cosenza e anche due consiglieri regionali: Pasqualina Straface, presidente della commissione Sanità, e Katya Gentile. Anche loro hanno promesso che daranno qualcosa alla cooperativa. La Straface pensa ad una legge ad hoc sull’agricoltura sociale con una apposita linea di finanziamento oppure un protocollo d’intesa con l’Asp e gli assessorati all’Agricoltura e alle Politiche sociali. Vedremo.

Gli ospiti non se ne curano troppo. Sergio continua con grande meticolosità a piantare i semini, Mario guarda ammirato il rosso delle fragole che stanno maturando di nuovo. Della burocrazia gli importa poco, sono impegnati nella loro personale ricerca della felicità. Una battaglia che combattiamo tutti, ogni giorno.