Contestato, odiato, esaltato quando le cose vanno bene. I tredici anni di Eugenio Guarascio alla guida del Cosenza calcio sono stati una specie di ottovolante in cui i tifosi dei colori rossoblù raramente si sono annoiati e più di una occasione hanno rischiato le coronarie.

Un dato però è certo. Guarascio ad oggi è il presidente più longevo nella storia del Cosenza visto che l’altro presidente per eccellenza, Paolo Fabiano Pagliuso, si è fermato a nove anni e mezzo, stoppato da una inchiesta giudiziaria che poi non ha portato a nulla se non al fallimento della società. Eppure l’attuale presidente si è avvicinato quasi per caso al mondo del calcio. Chi lo conosce dice che all’epoca sapeva a malapena cos’era un fuorigioco o una ripartenza. In effetti la grande passione del patron era, ed è tuttora, il mare. Proprietario di una barca ancorata fra Cetraro e Vibo Valentia il presidente ama far base all’hotel San Michele di Cetraro e passare lunghissimi periodi a bordo della sua imbarcazione. Sotto l’aspetto imprenditoriale, invece, Guarascio è proprietario di Ecologia Oggi azienda con sede operativa a Nicastro, diventata ormai leader in Calabria nella raccolta e smaltimento dei rifiuti con appalti non solo nella città di Cosenza, ma anche a Reggio Calabria, nel Savuto, nella Locride e nella Piana di Gioia Tauro.

Fu l’allora sindaco di Cosenza, Salvatore Perugini, a farlo venire a Cosenza durante il periodo di crisi della Valle Crati, affidandogli appunto la raccolta rifiuti in città. Dopo qualche tempo il Cosenza calcio si trova nel consueto periodo difficile in cui si alternavano più presidenti che giocatori e che alla fine sfociò in un nuovo fallimento societario. Mario Occhiuto, succeduto a Perugini come sindaco, decise di farsi promotore di una sorta di manifestazione d’interesse presso gli imprenditori cosentini per rilevare la società. All’appello risposero una decina di imprenditori fra cui appunto Guarascio che diede la sua disponibilità. Col tempo, però, tutti gli altri si sfilarono e rimase solo lui a gestire il Cosenza.

Come dicevamo sono tredici anni che è alla guida del sodalizio silano, tredici anni in cui solo il primo anno di Serie B, allenatore Braglia, la squadra si è conquistata una salvezza tranquilla. Tutti gli altri campionati sono stati da thriller con salvezze raggiunte al 96′, ripescaggi clamorosi, rimonte da fiato sospeso. Il dato è che in questi tredici anni il Cosenza non ha mai vinto un campionato, ma Guarascio può contare lo stesso su promozioni dalla Serie D alla Lega Pro e da questa alla Serie B.

Una circostanza che in città ha alimentato il mito del fattore C del patron originario di Spineto, frazione di Aprigliano. Un mito che Guarascio non fa nulla per sminuire, anzi. Famosa è la sua giacca gialla portafortuna e i suoi occhiali colorati. Un look indossato anche durante la presentazione del calendario di serie B 2023/2024 quando disse di aver voluto a tutti i costi la salvezza del Cosenza, ma solo per giocare il derby col Catanzaro. Si perché in questi anni il patron, molto abile a giocarci su, è diventato un personaggio. Iconici sono diventati i suoi balletti dagli spalti del San Vito, indimenticabile quello del Riva dopo l’ennesima salvezza all’ultimo respiro del Cosenza, con il centrocampista bergamasco Cortinovis più scatenato del patron.

Particolare, poi, è il rapporto del presidente con i bambini che ama vedere allo stadio e la cui presenza stimola attraverso una serie di iniziative come il biglietto lupacchiotto e le convenzioni con le scuole. Decisamente molto meno idilliaco quello con la tifoseria che lo ha sempre accusato di avere il braccino corto e una scarsa programmazione. Il rimprovero maggiore che si fa a Guarascio, ad esempio, è l’eccessivo ricorso ai prestiti che non permettono di creare una ossatura solida alla squadra. Una tedenza che però oggi sta dilagando anche in Serie A. Su questi temi il patron è stato duramente contestato e non solo dalle frange più estreme del tifo. In curva a lungo è stato esposto lo striscione “Guarascio vattene”. Ma lui non ha mai dimostrato di averne intenzione. E’ sempre andato dritto per la sua strada, forte anche dei risultati che, conquistati fortunosamente o meno, raccontano di una società sana dal punto di vista economico-finanziario e cinque anni ininterrotti di Serie B, sia pure attraverso la vittoria di due spareggi play out e un ripescaggio nel 2021 “grazie” al fallimento del Chievo Verona. Lo ha fatto in un ambiente in alcuni momenti molto ostile e senza il supporto dei media locali con i quali ha un rapporto non sempre lineare per usare un eufemismo.

Un atteggiamento che fa parte del carattere dell’uomo, capace di forti innamoramenti e allontanamenti repentini come dimostra il suo rapporto, spesso tormentato, con allenatori e direttori sportivi. Ad esempio resta un mistero per tutti il mancato rinnovo del contratto a mister Bisoli o ancora il suo rapporto conflittuale con Stefano Fiore al quale si era molto affidato nei primi tempi della sua gestione, quando i Lupi erano in Serie D.

Quest’anno, invece, sembra in prospettiva la stagione in cui il Cosenza è più competitivo. E non solo per Gennaro Tutino, diventato un top player in Serie B. Anche in questo caso la testa dura di Guarascio nel difendere l’allenatore Fabio Caserta, che i tifosi volevano liquidare prima del mercato di riparazione, ha avuto ragione. Merito anche di un calcio mercato mirato che ha portato a Cosenza calciatori che stanno facendo la differenza, come il forte difensore Frabotta che ha messo a segno due reti in sei partite.

Insomma piaccia o non piaccia Guarascio dal 2011 garantisce lo spettacolo del calcio a Cosenza. Lo fa a modo suo, con un occhio molto vigile sui conti e un altro nella creazione del suo personaggio.