Poltrone moltiplicate negli organi delle Province, che stanno per essere ripristinati ad elezione diretta. Gli emendamenti presentati in Senato al testo base predisposto dalla relatrice Daisy Pirovano (Lega), aumentano infatti i componenti sia delle giunte che dei consigli provinciali e delle Città metropolitane, che anch’esse diventerebbero ad elezione diretta. Gli emendamenti saranno esaminati da oggi dalla commissione Affari costituzionali del Senato. Ad essere interessata, nel caso, anche la provincia di Cosenza.

Quanto basta per far drizzare le antenne a tutti i partiti che, terminato il periodo estivo, lavoreranno sul candidato da proporre. Un ritorno alle Province per come erano conosciute fino al ciclone Delrio. Anno del signore 2014, premier Matteo Renzi. È l’idea, inizialmente partorita dalla senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli, che ha dato il la alla distruzione della riforma che declassò l’Ente a secondo livello, rendendo le elezioni affare di sindaci e consiglieri comunali che da allora si votano tra di loro. Oggi non c’è la giunta, i poteri sono contenuti e la rappresentanza è subordinata all’influenza del momento dei partiti nei singoli municipi. 

Il testo Pirovano tara il numero dei componenti delle future giunte e dei futuri consigli, sulla popolazione delle province: per quelle come meno di 500 mila abitanti, gli assessori che affiancano il Presidente sono 4, che salgono a 6 per le Province con popolazione compresa tra 500mila e un millione, e diventano 8 per quelle oltre il milione di abitanti. La provincia di Cosenza, con i suoi 670.943 abitanti rientra nel secondo caso. Analogo criterio per il numero dei consiglieri che da 20, salgono a 24 e a 30.

Tra gli emendamenti si segnalano quelli di Iv, a prima firma di Raffaella Paita, e di M5s, che mantangono l’attuale sistema delle Province i cui organi sono composti dai sindaci del territorio. L’elezione diretta viene invece fatta propria dagli emendamenti degli altri gruppi, alcuni dei quali puntano ad ampliare le poltrone in giunta e consiglio.

Un primo emendamenti di Fi (prima firma di Adriano Paroli), aumenta il numero degli assessori della giunta facendoli crescere nelle tre fasce di popolazione delle Province rispettivamente a 6, 8 e 10. Un altro emendamento di Fi, incrementa in analogia il numero dei consiglieri provinciali a 22, 26 e 32, nelle tre fasce. Più sofisticato una terza proposta di modifica degli “azzurri” ed una identica di Avs: «Il consiglio provinciale è composto, oltre che dal presidente della provincia, da un numero di componenti pari al numero dei consiglieri comunali del capoluogo della medesima provincia».

Questa proposta “premia” soprattutto le province meno popolose, sotto i 500 mila abitanti, i cui comuni capiluogo hanno un numero di consiglieri e assessori superiore a quelli previsti dal testo Pirovano. Per esempio la provincia di Rieti salirebbe da 20 Consiglieri a 32, e da 4 assessori a 9. Verrebbero beneficiate l’ampia maggioranza delle province italiane, che sono sotto il mezzo milione di abitanti: ad esempio in Toscana sono tutte tale soglie (tranne la città metropolitana di FIrenze).

Le poche province oltre il milione di abitanti (come Bergamo o Brescia), incrementerebbero un poco solo il numero dei consiglieri. Pensato per alcune province poco popolose ma estese, un’altro emendamento di Fi, che accomuna alle province con più di un milione di abitanti quelle con una superfice superiore ai 5.000 kmq (Sassari, Bozano, Foggia, Cuneo, Potenza, Cosenza, Sud Sardegna, Perugia, Trento, Nuoro, L’Aquila): anche per esse 32 consiglieri e 10 assessori. 

Tra le competenze ereditate ci sono l’edilizia scolastica, la tutela e la valorizzazione dell’ambiente, i trasporti e la manutenzione delle strade provinciali. Qualora andasse in porto la modifica della legge Delrio, tuttavia, non arriverebbero risorse maggiori di quelle già a disposizione. Si tratterebbe di una questione di prestigio e, ovviante, di poltrone.