Il congresso provinciale del Pd cosentino ha da poco concluso il suo ultimo atto con la proclamazione del nuovo segretario Matteo Lettieri. Il sipario è calato su una piccola rivoluzione politica, di straordinaria importanza per le sorti della nostra città e della nostra terra, e apre una stagione di rinnovamento, di riconquista degli elettori, di riavvicinamento dei cittadini alla politica dopo un Medioevo lungo e oscuro. Tanto il lavoro da fare.

C’è da tornare sui territori, nei circoli, ma soprattutto è necessario riscrivere l’agenda politica di un centrosinistra ormai percepito troppo lontano dalle esigenze della società moderna. Attendo con fiducia la segreteria di Lettieri, confidando che riesca ad innescare fin da subito questo percorso virtuoso e così intellettualmente stimolante.Ma premono già anche gli appuntamenti politici, con le Provinciali in arrivo e le Regionali sullo sfondo.

Sono queste, però, l’oggetto delle discussioni che agitano tutti i partiti dell’arco costituzionale ormai da mesi. Perché le Regionali significano riposizionamenti, gestione di potere e cordoni della borsa, ruoli apicali nelle strutture dei partiti. E il sottobosco politico è in fermento.Quello che auspico è che il nuovo corso del Pd provinciale sia capace di farsi riconoscere anche per questo: per la sua capacità di interrompere la liturgia dei posizionamenti strategici e di tornare alla rappresentazione dei bisogni reali dei calabresi.

In questo senso offro ai compagni e alle compagne del partito la mia piccola riflessione.
Il Partito democratico calabrese si trova in un momento molto delicato della sua storia politica. C’è una generazione di politici ormai al tramonto per ragioni anagrafiche ed una nuova che stenta a farsi spazio per esperienza e carisma. Non che manchino qualità e competenze, è solo che quella amministrativa è una macchina complessa, stretta fra difficoltà economiche e lacciuoli burocratici, che richiede un ventaglio di competenze importanti, che però diventano puro tecnicismo astratto in assenza di una chiara visione politica.Non vedo, all’interno del Partito democratico, personalità capaci di rispondere a questo sommario identikit.

Per questo ritengo che non dobbiamo aver paura di guardarci intorno, di osservare con attenzione e scevri da pregiudizi o posizioni di sufficienza o presunta superiorità ai nostri alleati del centrosinistra e a quanto è riuscito a produrre, nel campo della politica amministrativa, il mondo civico e delle associazioni. Un mondo al quale abbiamo detto di voler spalancare le porte e che non dobbiamo tener fuori nel momento delle scelte importanti.

Penso a Pasquale Tridico, per esempio, uomo di caratura preziosa, brillante e competente, conosciuto ed apprezzato ben oltre i confini locali. O a Flavio Stasi, che proprio l’altro giorno parlava di legalità con Tridico nella sua Corigliano-Rossano, città che con lui è uscita dalle secche di un immobilismo amministrativo mortifero e che oggi brucia le tappe verso una dimensione nuova, spinta dall’area più ricca della provincia di Cosenza. Sono solo due esempi. Ma sono esempi potenti, esempi vincenti.

Sono un tesserato del Pd. Ho anche dovuto lottare per esserlo, perché il mio è un pensiero divergente per natura e non sempre gradito a chi preferisce battere sempre le strade note e quindi rassicuranti. Ma ho memoria storica e ricordo bene che troppo spesso in passato, nella storia del centrosinistra in generale e del Partito democratico in particolare, ambizioni personali affatto velleitarie hanno portato il Pd e la coalizione incontro a disastri elettorali annunciati.

Roberto Occhiuto alla Regione è stato una comparsa, un flame da social network, mandiamo in Regione qualcuno capace di restituire ai calabresi quello che gli è stato sottratto da una classe politica incapace ed arraffona: la dignità, soprattutto, e la passione.
Francesco Graziadio, iscritto del Partito democratico