di Alessandra Bruno

Lo sciopero nazionale proclamato da Cgil, Cisl e Uil ha visto coinvolti anche un presidio delle lavoratrici e dei lavoratori del settore delle telecomunicazioni di Cosenza che ha manifestato oggi sotto la sede di Confindustria.

Le distanze tra le richieste sindacali e l’offerta datoriale riguardano la parte economica, sulla quale l’atteggiamento di alcune principali aziende ha determinato un’incomprensibile fase di stallo. Un periodo storico in cui i lavoratori subiscono fenomeni inflattivi che hanno messo a dura prova il loro potere di acquisto, richiedendo un giusto incremento salariale.

Si manifesta con dissenso per ottenere il rinnovo del contratto «deve essere ridistribuito economicamente quello che è giusto per tutti i lavoratori. Veniamo da anni di inflazione e il nostro settore è molto in crisi, ma questa crisi non può sempre ricadere sulle spalle dei lavoratori. Il 24 aprile ci sarà un incontro con il Governo affinché il settore delle telecomunicazioni riceva gli  aiuti necessari» sottolinea Mirko Ragusa, Slc Cgil.

«Far sentire la nostra voce è oggi di rilevante importanza  perché il contratto è fermo da più di due anni e non si può più aspettare: lo sciopero era stato già indetto il 2 febbraio, slittato ad oggi perché la volontà del sindacato era quella di non fare sciopero nella speranza che qualcuno ascoltasse le nostre richieste. Non abbiamo avuto riscontri. Quando si parla della parte economica, le aziende più importanti si alzano dai tavoli e vanno via. La trattativa quindi non è proprio partita. Abbiamo tenuto anche a sottolineare che i nostri contratti sono per la maggior parte part time, full time pochissimi, con stipendi che sono quasi sulla soglia della povertà. Non bisogna dimenticare che quando sono state adottate misure straordinarie ed urgenti per contrastare l’emergenza Covid, siamo stati individuati come servizi essenziali. Se eravamo essenziali prima, non capiamo perché adesso non lo siamo più. Quando incontreremo il Governo chiederemo espressamente che durante le gare di appalto venga inserita la clausola affinché si utilizzi il contratto delle telecomunicazioni», interviene Marco Loreto di Fistel Cisl.

«Abbiamo portato le nostre rimostranze a Confindustria – ricorda Mauro Rende di Uilcom – richiedendo che si avvii la trattativa per quanto riguarda la parte economica del nostro contratto collettivo, essendo una categoria essenziale. Abbiamo fatto altresì presente che sono nati dei contratti pirata che prevedono la malattia a carico del lavoratore e nessuna tutela per quanto riguarda la clausola sociale».

«E’ importante essere compatti perché il rinnovo del contratto riguarda tutti. Non siamo disposti a fare un passo indietro. Per ciò che concerne la parte economica, non siamo disposti ad accettare una tantum, perché è  fondamentale avere un adeguamento salariale in merito a quella che è l’inflazione. Chiediamo solo quello che ci spetta e non siamo disposti ad avere la malattia a carico dei lavoratori, mettendo con le spalle al muro chi non sta bene. Dopo anni di lotta per ottenere questi diritti, non dobbiamo permettere che vengano calpestati. E ancora, il controllo a distanza, per quale motivo? Forse trovare un pretesto per metterci in difficoltà? Dignità e rispetto  devono essere alla base del lavoro e quindi anche alla base del lavoro del nostro settore», afferma Giuseppina Roberti dei Cobas.

Ultimo intervento quello di Maria Teresa Cundari dell’Ugl: «Oggi è importante manifestare anche contro il contratto pirata. Già adottato da un’azienda che ha licenziato 90 persone, questo contratto non tutela la clausola sociale, fondamentale perché senza tale clausola molti di noi ad oggi avrebbero perso il lavoro. In Europa si va avanti, mentre noi stiamo andando indietro. Ci auguriamo che questo sciopero sia stato sufficiente per ottenere i risultati sperati».