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Il museo etnografico Torre Gradoni Gaeta è ospitato nella parte sottostante la torre affacciata su Corso Telesio, nelle viscere del centro storico presumibilmente lungo l’antica strada di accesso costeggiante il Crati, crocevia dei viandanti ai tempi dell’Impero Romano. Questi luoghi carichi di storia, a quanto pare poco interesse suscitano presso il Comune e la Soprintendenza.
Non per Federico Mazzei, che per queste mura nutre una passione autentica che lo ha spinto ad indagare su questo pavimento a strati che potrebbe celare un remoto acquedotto dalle condutture ancora perfettamente integre. Lo intuisce dalla presenza di due pozzi sotto i quali le acque meteoriche continuano a defluire dirette probabilmente dalle colline di Portapiana verso il fiume. Nei giorni scorsi però, inaspettatamente, per la prima volta il flusso idrico ha incontrato un qualche ostacolo, finendo col risalire fino ai locali in cui Federico ha allestito l’esposizione di alcuni reperti da egli stesso rinvenuti nella città vecchia.
La pressione dell’acqua ha smosso il ciottolato e per svuotare la stanza è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco che hanno agito con due pompe idrovore. «È un luogo permeato di storia antica – spiega Mazzei – Qui si può vedere una stratificazione su vari livelli della città vecchia, che indicano un periodo compreso tra quello imperiale e il Medioevo. I pozzi forse appartenevano ad un acquedotto. Potrebbe essere il motivo per cui proprio qui sorge questa torre a guardia evidentemente del primordiale ingresso di Cosenza».
Sull’allagamento aggiunge: «È dovuto ad una qualche causa esterna. Per quattro giorni ho monitorato il flusso con i locali che si erano riempiti fino ad un livello di almeno 40 centimetri. Sono preoccupato per le strutture perché si tratta di edifici sensibili privi di fondamenta di cemento armato. Ho informato il Comune e la Soprintendenza. Nel frattempo continuo a vigilare e a portare avanti la valorizzazione di questo luogo che fa parte a tutti gli effetti della nostra memoria collettiva».