Salagione San Francesco di Cetraro è una società a conduzione familiare che si occupa di lavorazione, trasformazione, confezionamento, conservazione e commercializzazione di prodotti ittici freschi. Prodotti tipici calabresi che vengono esaltati nel segno della più antica tradizione marinara, ma con qualcosa di nuovo e originale. Questa piccola società è rimasta tra le pochissime del Tirreno che continua un lavoro artigianale complesso, antico, ineguagliabile. Una lunga storia che si perde nei ricordi del tempo. E che rimane intatta ancora oggi. Ne parliamo con Giuseppe Bufanio che ci riceve nel suo laboratorio sulle colline di Cetraro da dove si può ammirare l’incanto di un mare sconfinato e di superba bellezza. Cominciamo subito a parlare di una ‘scoperta’ che con il tempo si sta rivelando vincente: la ‘nduja di tonno!

Intanto scopriamo che la signora Gisella Orsaro ha inventato, con l’ausilio del marito Giuseppe, la nduja di tonno. Cerchiamo di capire come nasce questa idea.
«La ‘nduja di tonno nasce non per caso, ma da una ricerca di creare un prodotto che associ alimenti di mare e di terra, come la maggior parte dei nostri prodotti. Ma l’elemento basilare e prevalente è sempre il pesce, in questo caso, il tonno, che viene associato al peperoncino piccante, in un connubio perfetto ed equilibrato».

Un prodotto azzeccato e graditissimo
«Ha avuto un successo inaspettato, ma non imprevedibile. La novità paga sempre. In una società fatta di innovazione tecnologica, le tradizioni non dovrebbero mai perdersi. Si ha voglia di rinnovarsi sempre, ma così facendo si perdono le tradizioni secolari, finiscono nel dimenticatoio. Il nostro è  un lavoro manuale, molto duro, si lavora costantemente, tutti i giorni, e non ci sono orari da seguire, si comincia e si finisce lavorando anche 12 ore al giorno».

Gisella e Giuseppe sono la terza generazione. Chiediamo a Giuseppe come ha imparato questo lavoro. Che è molto duro.
«L’ho imparato principalmente perché amo le tradizioni, e poi perché il lavoro non sempre lo si trova a 40 anni!  Ero sposato, avevo all’epoca una bimba, il mio lavoro non era il posto fisso, ma un lavoro stagionale, che certo ci aiutava a sbarcare il lunario, ma un futuro certamente non lo avrebbe garantito. È stato e lo sarà sempre un lavoro duro, ma pieno di grandi soddisfazioni. Ringrazieremo sempre la signora Montagna Concettina che ci ha donato la sua conoscenza ed esperienza di vita».

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