«Tutta Cetraro sa chi mi ha sparato». Le ultime, famose parole con cui si spense la vita di Giannino Losardo. Era il 21 giugno 1980 quando a Cetraro il politico comunista e segretario capo della procura di Paola venne colpito da una raffica di colpi mentre rientrava da un consiglio comunale. Riuscì a sopravvivere e fu trasportato d’urgenza in ospedale, ma morì il giorno successivo. L’omicidio Losardo è finora rimasto senza colpevoli, ma secondo il procuratore di Paola, Domenico Fiordalisi, «è tempo di riprendere a indagare». Questo è quanto dichiarato dal magistrato a Gazzetta del Sud nell’edizione odierna. La Procura è pronta dunque a riaprire l’indagine sull’efferato delitto di quarantacinque anni fa.

Una svolta dettata dal fatto, riporta sempre il giornale, che la magistratura abbia acquisito nuovi elementi sulla tragica vicenda che scosse la comunità tirrenica. «Ci sono nuovi elementi – ha dichiarato a Gazzetta Fiordalisi – che ci permettono di ricostruire un quadro più ampio della vicenda». Come riporta ancora la testata, non si potrà agire contro Franco Muto come presunto mandante e contro Lido Scornaienchi e Francesco Roveto come presunti esecutori materiali. I tre sono stati infatti assolti nel processo celebrato in Corte d’Assise a Bari. «Per il momento stiamo procedendo contro ignoti – spiega ancora il procuratore di Paola, Domenico Fiordalisi, a Gazzetta – ma ci sono vari delitti correlati all’omicidio Losardo che dobbiamo riconsiderare». La riapertura delle indagini sull’omicidio Losardo segue la pubblicazione del docufilm dal titolo “Chi ha ucciso Giannino Losardo”, proiettato lo scorso agosto a Cetraro.