Cosenza oggi si ferma. Lo fa con il silenzio rispettoso di chi non dimentica, ma anche con la voce rotta di chi, ancora a distanza di dieci anni, sente mancare un pezzo di sé. Perché Gigi Marulla non è stato solo un calciatore. Non è stato soltanto un bomber, un capitano, un allenatore. Marulla è stato – ed è ancora – un pezzo vivo dell’identità cosentina. Una figura che ha travalicato il campo per diventare simbolo, volto, anima di una città intera.

Quando arrivò a Cosenza, nell’ormai lontano 1982, nessuno poteva immaginare che quel ragazzo di Stilo, un po’ schivo e con gli occhi buoni, avrebbe finito per incarnare lo spirito stesso di una terra fiera, generosa, a volte aspra ma sempre autentica. Con la maglia rossoblù addosso, Marulla non ha solo segnato gol: ha raccolto speranze, incanalato frustrazioni, dato voce al riscatto di una comunità che nel calcio, spesso, ha trovato l’unico modo per gridare al mondo che esiste.

Il suo modo di vivere la città era genuino, quotidiano. Lo si incontrava per strada, tra la gente, senza filtri, con quella naturalezza che oggi sembra lontana anni luce. Non servivano selfie o clamore: bastava un saluto, uno sguardo complice. Eppure, quel rispetto profondo che lo circondava era figlio non solo delle prodezze in campo, ma di qualcosa di più raro: la coerenza. Quella che Marulla ha avuto nel restare legato a Cosenza anche quando avrebbe potuto scegliere altrove. Quella che ha avuto nel tornare nei momenti più duri, per amore e non per tornaconto.

Il tempo passa, le generazioni cambiano, ma il nome di Marulla continua a vivere nei racconti, nei murales, nello stadio che porta il suo nome, nei bambini che imparano ad amare il Cosenza attraverso i suoi gesti diventati leggenda. Nonostante oggi, essere o diventare tifosi del Cosenza, è tutt’altro che facile. È questo, forse, il senso più profondo dell’eredità che ha lasciato: Gigi è diventato memoria collettiva, un patrimonio emotivo che appartiene a tutti.

E allora, oggi, a dieci anni dalla sua scomparsa, Cosenza non fa cerimonie solenni, al di là di quella allo stadio stasera. Fa qualcosa di più potente: lo ricorda nel modo più semplice e vero. Con un pensiero, un nodo in gola, un coro che parte spontaneo. Perché Gigi Marulla è e sarà sempre casa. E casa non si dimentica mai.